E infatti è in corso una raccolta di firme per chiedere al vescovo dei provvedimenti nei confronti di padre Alberto Azzeris Moretti.
Dopo aver acquistato all'asta una casa, soffiandola a suon di rilanci ai nipoti degli ex proprietari, è stato ribattezzato "l'imprendiprete", proprio per questa sua sorta di vocazione per gli affari. Ma diversi suoi parrocchiani gli rimproverano proprio il fatto di essersi occupato (almeno in quest'ultima occasione), troppo delle cose terrene e di non aver lanciato un bel messaggio alla comunità.
«Sappiamo bene che da un punto di vista giuridico acquistare un bene all'asta non costituisce reato – dice Luca Massetti – ma è sul versante etico che il gesto è molto discutibile. Mi chiedo se sia morale utilizzare il potere del denaro per asfaltare i sentimenti della gente. Io e i miei familiari a quella casa ci siamo affezionati. Nostro zio l'aveva data in locazione alle sorelle, senza mai pretendere un giorno di affitto. Quelle quattro mura sono il nostro passato e noi pensavamo di investirci il nostro futuro, aprendo un'attività ricettiva. Quando davanti al curatore ci siamo ritrovati davanti padre Alberto, io gli ho chiesto cosa ci facesse lì. Lui ci ha risposto freddamente: il mercato è mercato. E per sette volte ha rilanciato, aggiudicandosi il bene per 80mila euro. Noi abbiamo dovuto desistere a 71mila. Ora lui dice che tra noi non c\'era un rapporto di amicizia, ma lui andava a cena da mia madre spessissimo, e a casa nostra la porta si apre per gli amici, non per gli sconosciuti. Quindi credo che sia lecito, almeno da parte nostra, sentire traditi i nostri sentimenti e la nostra buona fede».
Luca Massetti si era rivolto anche a Papa Bergoglio, raccontandogli la vicenda e appellandosi al suo sentimento francescano. La lettera però ancora non ha avuto risposta. Però la storia ha sollevato un polverone e la famiglia Massetti è già stata contattata da una nota trasmissione di Rai 1.
Intanto la borgata si sta mobilitando, perché sono diversi i fedeli che disapprovano la condotta del parroco: «Acquistare un bene all'asta è antipatico per una persona comune, perché certe compravendite sanno un po' di sciacallaggio – stigmatizza la gente – figuriamoci se a concludere l'affare è un sacerdote, cioè una guida spirituale che dovrebbe dare sempre il buon esempio di carità cristiana. Nessuno a Palmadula si è sognato di partecipare a quell'asta, nonostante molti ne avrebbero avuto l'interesse».
Così in questi giorni tra in corso una raccolta di firme. Il documento sarà indirizzato al vescovo padre Paolo Atzei. In verità l'arcivescovo francescano non solo non ha censurato la condotta del prelato, ma gli ha dato il suo totale appoggio. Però ha anche affermato di voler sondare l'umore dei fedeli e la loro concreta reazione di fronte alla vicenda.
A questo servirà la raccolta di firme, a contare le pecorelle che si sono allontanate dal buon pastore.
(Immagine: La Nuova Sardegna).